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Percezioni extrasensoriali

Le facoltà extrasensoriali, generalmente conosciute come ESP (acronimo dell’’inglese extra-sensorial perceptions), per essere meglio comprese necessitano probabilmente di due parole di chiarificazione.

Il primo punto da considerare è cosa esse siano. Prima di tutto l’idea di un qualcosa di ‘extra’ assomiglia, in maniera preoccupante, ad una specie di optional che pare non faccia parte del pacchetto base della nostra dotazione biologica.

Il termine ‘extra’, per quanto descriva piuttosto bene la sensazione che prova la maggior parte degli esseri umani, non solo non descrive adeguatamente ed accuratamente il soggetto di cui si parla, ma risulta addirittura fuorviante rispetto al soggetto stesso. Comunque possiamo dire che in ambito accademico viene considerata come ESP ogni ipotetica percezione che non possa essere ricondotta ai cinque sensi.

Ma facciamo un po’ di storia. La definizione di Percezione Extrasensoriale derivante dall’inglese Extrasensory Perception fu coniata nel 1930 da Joseph Baks Rhine.

Rhine iniziò i suoi primi studi sui fenomeni extrasensoriali con metodi “parzialmente” scientifici. Nei primi periodi infatti usò mezzi piuttosto casalinghi e molto semplici, come carte da gioco e simili, tuttavia cominciò a cercare di produrre una certa statistica sui risultati ottenuti.

Assieme ad altri ricercatori portò avanti per tutta la prima metà del ’900 studi sempre più elaborati tenendo conto che nel frattempo le tecnologie ed i mezzi a sua disposizione erano aumentati in modo considerevole.

È cosa risaputa e rinomata che in tempi relativamente recenti, sia gli Americani che i Sovietici, abbiano condotto studi estesi su queste percezioni e abbiano fatto investimenti piuttosto importanti in questa direzione.

Nel periodo storico a cavallo degli anni ’70 che fu conosciuto come Guerra Fredda e che segnò il confronto fra Stati Uniti ed Unione Sovietica, gli Stati Uniti organizzarono vari programmi volti allo studio ed all’applicazione pratica in campo bellico delle potenzialità paranormali degli esseri umani.

In particolare, gli Stati Uniti reclutarono, o ingaggiarono, dei sensitivi più o meno noti e dichiarati, al fine di sperimentare le loro potenzialità e le eventuali applicazioni, a fine principalmente spionistico.

In realtà in campo avversario i sovietici avevano cominciato già da lungo tempo sperimentazioni ed applicazioni di questo tipo e, riguardo a questa materia, erano certamente giunti ad un punto di conoscenza molto avanzato. Quando gli americani vennero a sapere di questo fatto corsero immediatamente ai ripari cercando di colmare la lacuna che li separava dai loro avversari.

Il governo americano e alcune sue organizzazioni quali la NASA, la CIA ed alcune altre agenzie governative, organizzarono vari programmi di ricerca riguardo alle percezioni extrasensoriali, il più famoso tra i quali fu quello nominato STARGATE.

Il programma STARGATE fu affidato alla direzione di alcuni scienziati tra cui Russel Targ ed Harold Puthoff, i quali indirizzarono le ricerche sotto vari aspetti, focalizzandosi, ad un certo punto principalmente sulla percezione a distanza di fatti, luoghi, persone ed eventi. Tale capacità extrasensoriale viene spesso denominata Telestesia, o in gergo più comune Remote Viewing, (Visione Remota). A tutt’oggi gli aspetti collegati a questo Remote Viewing, sono particolarmente studiati ed applicati da tutti gli appassionati delle percezioni extrasensoriali.

In ogni caso, tornando all’aspetto storico, possiamo notare che all’epoca considerata, tali ricerche avevano lo scopo di identificare ed esplorare psichicamente obiettivi militari d’importanza strategica, quali impianti bellici e strutture consimili.

Dal punto di vista scientifico, i presupposti su cui si basa la visione a distanza, o Telestesia che dir si voglia, affondano le loro radici nella fisica quantistica e nel ‘concetto di non località’, secondo cui nell’Universo ogni particella è in contatto con tutte le altre.

Secondo questo principio, ogni parte dell’Universo è in diretto contatto con ogni altra parte dell’Universo stesso; e questo anche per il fatto che ogni aspetto dell’Universo genera, in realtà, da un’unica origine (indipendentemente dal fatto di quale sia questa origine: il Big Ben o qualsiasi altra). In altri termini è come se le particelle che costituiscono l’Universo, essendo state generate da un’unica sorgente, si conoscessero fra loro e, in un certo modo, restassero collegate anche con quella che è una successiva manifestazione esteriore dell’Universo stesso.

Tale effetto è anche conosciuto come Teorema di Bell, il quale dimostra e stabilisce che quando due particelle interagiscono tra di loro, fra esse si stabilisce una specie di memoria che le mantiene collegate anche successivamente e, tale collegamento, avverrebbe in una dimensione di ‘non località, ovvero al di là dello spazio e del tempo; in poche parole, in maniera istantanea.

Attualmente, sebbene ufficialmente le ricerche governative sulle percezioni extrasensoriali sembrino non essere nel preventivo spese delle varie nazioni, è pur sempre vero, almeno in ambito scientifico, che in alcuni contesti esse continuano ad essere sempre condotte.

Ovviamente, poiché queste percezioni venivano studiate da scienziati con formazione scientifico-tecnologica, l’oggetto dei loro studi, ovvero queste percezioni difficilmente catalogabili, non potevano che essere considerate da loro come qualcosa di extra, poiché non facevano parte del loro bagaglio culturale e/o del loro vissuto personale.


A questo punto, tutti noi, abbiamo dovuto sorbirci la versione delle facoltà  o percezioni extrasensoriali. Tuttavia la realtà di tutte queste percezioni e sensazioni, oltre ad essere un patrimonio dell’essere umano, fanno parte del nostro bagaglio genetico e dovremmo considerare queste percezioni semplicemente come delle capacità insite nel nostro essere, le quali, in questo senso, possono essere più o meno sviluppate a seconda di una dotazione genetica iniziale e di un allenamento o istruzione specifici.

Chiaramente, rispetto all’istruzione scolastica che riceviamo è piuttosto raro che i nostri insegnanti ci istruiscano sulla possibilità di vedere l’Aura delle persone, sulla possibilità di usare la telepatia per comunicare o sulla chiaroveggenza per poter fare scelte migliori nella nostra esistenza. Ovviamente non ci è stato insegnato come poter comunicare con gli esseri di Luce (o angeli custodi, o Guide spirituali, ecc...). 

Per un principio universale determinante che ad ogni struttura corrisponda una funzione e ad ogni funzione corrisponda una struttura, appare ovvio che nel momento in cui non utilizziamo una determinata funzione, o una capacità, questa tenda ad atrofizzarsi, almeno fino a quando non cominciamo a riutilizzarla adeguatamente.
Purtroppo, come succede con altre aree della nostra vita in cui, non avendo sviluppato a sufficienza queste caratteristiche in un’età specifica, per le persone adulte ci sono ben poche e remote possibilità di riuscire a dispiegarle totalmente.

Ricordiamoci, che nell’evoluzione del singolo individuo, dalla nascita all’età matura, si segue un percorso che ricalca, sin dal nostro concepimento, l’evoluzione di tutto il genere umano; quindi, l’evoluzione dell’individuo, in qualche modo, si svolge, in generale, sulla falsariga dell’evoluzione della razza, ed è ciò che viene definito: uguaglianza fra “ontogenesi” e “filogenesi”.

Quindi se in questo percorso non viene insegnato ad un bambino a produrre determinati suoni, che poi diverranno linguaggio, in un’età successiva, com’è noto sarà impossibile ottenere dei risultati significativi nell’insegnargli a parlare correttamente. 

Appare quindi ovvio che, tutti noi dobbiamo renderci coscienti del fatto che karmicamente abbiamo deciso d’incarnarci su questo pianeta in determinate condizioni che ci precludono uno sviluppo totale delle nostre capacità cosiddette extrasensoriali.

C’è l’ottima probabilità che noi altro non siamo se non l’avanguardia di quella che sarà l’umanità futura e questo è solo un aspetto generale della definizione di ‘facoltà extrasensoriali’. L’altro aspetto è quali esse siano.